Fuga in mi maggiore – Definitivissimo….

by Raffaelli Roberto on

SOMMARIO

Introduzione
Descrizione del lavoro
La scelta del titolo
Perché Cubase
La struttura musicale
La ricerca dei suoni

Mastering
Gli ascolti
Conclusioni
Bibliografia
Sitografia
Discografia
Scarica i file del brano
Scarica la relazione

Introduzione

Metti un Giovedì ed un Venerdì di lezioni con il mal di schiena…
Metti che il Sabato il mal di schiena ti costringe bloccato sul divano che per alzarti devi strisciare con i gomiti a terra fino al tavolo…
Metti che sul tavolo hai il pc acceso e gli appunti del giorno prima e cominci a cercare su internet campioni che ti piacciono combattuto come sempre tra il musicista, il dj, il fonico e lo “strapagato” creatore di basi per spettacoli tra tagli di brani e pulizie dei suoni (primo lavoro pagato nel 1985: la pulizia degli scricchiolii del vinile per un saggio di danza classica; potere di un equalizzatore 10 bande e piastra Aiwa con denoise di ultima generazione)…
Metti che finalmente arriva la Domenica, ti droghi per andare a suonare in chiesa alle 10 con Voltaren Muscoril Cortisone e tre tazze di caffè (visto che la sera prima hai fatto le tre al pc senza trovare il suono che ti piaceva)…
Metti che la prima cosa che ti dicono non è la scaletta della messa ma la notizia che è morta la figlia di uno del coro…
Prima cosa che fai ti guardi intorno e vedi se sta passando un gatto nero che come ti vede si tocca perché si è sparsa la voce che porti jella… poi torni a casa. Se fossi stato un poeta avresti scritto una poesia alla Giacomo Leopardi ma essendo un partecipante al Corso di Perfezionamento in Computer Music Production imposti i 130bpm su Cubase e cerchi di esprimere tutta la tua rabbia e la voglia di correre via.

Descrizione del lavoro

Opto per una descrizione più emozionale che tecnica, anche se per un artista descrivere il proprio lavoro è sempre difficile, voglio descrivere più il “ragionamento” che ha portato a delle scelte che “la tecnica della scelta” anche perché è ciò che accade normalmente in studio: un cliente ti dice l’idea e tu tecnicamente devi realizzarla. Quindi il giudizio che qualcuno è chiamato ad esprimere è se ciò mi è riuscito oppure no.

Ma il brano com’è?

L’artista segue questo mantra:

Le canzoni non devono essere belle

Devono essere stelle

Illuminare la notte

Far ballare la gente

Ognuno come gli pare

Ognuno dove gli pare

Ognuno come si sente

Ognuno come gli pare

Ognuno dove gli pare

Ognuno come si sente

Come fosse per sempre

Come fosse…

poi ci si ricorda che in qualche modo si deve mangiare… e si scende a spudorati compromessi commerciali 🙂

In questo caso non ci sono velleità commerciali e addirittura qualcuno è obbligato ad ascoltarlo… esce il diabolico che è in me!!!

La scelta del titolo

All’occhio salta subito (almeno spero..) uno spudorato riferimento alla più famosa “Fuga in Re Minore” di Bach.

In realtà vuole essere un omaggio al compositore che nell’immaginario popolare ha reso famoso lo strumento padre e madre di tutta la tecnologia che usiamo ora: Johann Sebastian Bach e l’organo a canne.

Al lettore che in questo momento si sta chiedendo se le canne anziché suonarle me le sia fumate consiglio la visione del video “Bach – Toccata e fuga in Re minore (Karl Richter all’organo)” (https://youtu.be/xKD6ayxB8qE)

dove possiamo apprezzare alcune fondamentali tecnologie

  • • Tastiera e controllo midi dei suoni (suonando la tastiera superiore suona anche quella sotto)
  • • Layer (la somma di diversi suoni a formare un unico suono)
  • • Il controller midi che mentre suoni ti cambia automaticamente le voci… (questo lo scoprirete solo guardando il video)
  • • Il Reverbero “Cathedral”
  • • La spazialità del suono
  • • La dinamica data dalla velocità di attacco e rilascio del tasto (apro una parentesi per perorare, se ce ne fosse bisogno, la causa di coloro che sostengono che anche una tastiera non dinamica in mano ad un bravo musicista lo diventa [https:// www.youtube.com/embed/pM82HOlOUFA vedere per credere…] e che anche una daw suona diversamente a seconda di chi la suona…)

E perché “- definitivissimo”?

Questo brano vuole essere, come già detto, innanzitutto un laboratorio dove applicare e sperimentare le tecniche apprese per poi applicarle nel lavori seri e su richiesta del cliente. Un modo anche di farsi una risata in un mondo, quello della musica, sempre più tecnologico e sempre meno artistico, dove, anche a causa dei supporti con cui ascoltiamo la musica, si tende sempre più a standardizzare suoni, brani, dinamiche e sporcature, dove registrare agli “Abbey Road Studios” o a “casa de Bebo” cambia poco. Il problema è che ad ogni nuova tecnica, ad ogni nuovo trucchetto che ti viene in mente, ad ogni mix più o meno pompato, ad un ascolto in aula o in ufficio o a casa su dolby, crei una nuova versione dopo di che devi dire basta altrimenti diventa “arte della fuga” famosa incompiuta di Bach. Per la cronaca “definitivissimo” è la versione numero 27…. Senza contare le differenti versioni nelle versioni… Ci sarebbe voluta anche la 28 con un charleston un po’ più soft, come qualcuno del gruppo di ascolto mi aveva suggerito su FaceBook, ma ho preferito lasciarlo così: una zanzara sull’orecchio che non smette mai di tormentarti e per quanto scappi lei è sempre lì che ti detta i tempi.

Perché Cubase

Generazione fonico da sala (quella di mamma) anni 80, dove un 4 tracce era un sogno averlo e quando addirittura comparve un TASCAM otto tracce si gridò al miracolo.

Folgorato sulla via di Damasco dalla visione del primo Pro Tools che “tagliava i fiati” dello speaker senza usare il nastro adesivo ma allergico già allora come oggi a tutto ciò che gira attorno alla mela…

Primo studio serio a cavallo del millennio ( per le registrazioni e la nuova commessa dell’ElleDiCi per il musical “Minot davvero speciale” bisognava elevare la qualità rispetto alla prima produzione) si opta per Cubase: tracce praticamente infinite, gestione degli expander midi perfetta, unico neo di allora la necessità di una RAM costosissima dall’astronomica capacità di 516Mb!!!!

Il primo amore non si scorda mai e la gestione del mixer è identica alla gestione di un mixer analogico (ovviamente tipo Crest Audio X-VCA 48 J)

Nella struttura del mixer del progetto si può notare applicata molta dell’esperienza fatta nel campo live: duplicazione dei canali per aumentare di 3 db i suoni, ampio uso dei submaster per controllare i vari gruppi degni strumenti, linee di mandata per i reverberi ed i side-chain ed anche alcuni giochetti sulle fasi dei canali di cui vi parlerò dopo.

Banco mixer Fuga in Mi Maggiore – Definitivissimo

Prima lezione appresa ed applicata: la regolazione dei Gain in ingresso anche sulle daw. Qui devo dire che la cosa mi ha un po’ tanto sorpreso. Sono sempre stato un accanito sostenitore in analogico della regolazione dei gain soprattutto nel campo dei Radio Microfoni ove “è voglia a regolare” se il suono parte distorto dal trasmettitore tarato male o non tarato affatto. Nelle precedenti versioni di Cubase (in studio e su altri pc) non avevo mai riscontrato alterazioni (probabilmente fortuna) mentre da quando ho l’attuale pc in un paio di progetti, soprattutto uno molto carico di Violini solisti e orchestra d’archi fatta sommando quattro violini primi due violini secondi tre viole due violoncelli e due contrabassi per trascurate poi tutti i fiati, qualcosa non mi quadrava e il mixaggio mi risultava sempre diverso e brutto. Abbandonai il progetto perché non mi dava soddisfazione e considerando che l’unico pagamento era la soddisfazione… Poi un po’ scettico sui -13db del prof. Federico “Alar” Simonazzi ho ripreso in mano il progetto, “gainizzato” il tutto, fatto play e…  SUONA!!! Mi resta il dubbio del perché nello studio non avevo mai notato. Già solo questo per quanto mi riguarda vale i soldi ed il tempo dedicato al corso.

Giusto per scrivere due righe in più: ora che, il succitato lavoro, suona, si sente un errore nella partitura dei contrabbassi quindi il progetto è ancora lì fermo…

Altro trucchetto, o preferenza di lavoro, chiamatala come volete, quando non obbligatoria l’automazione del mixer preferisco evitarla (cosa invece fatta su alcuni suoni ma ne parliamo dopo). Se devo alzare un “solo” duplico traccia taglio e muto a secondo di dove mi serve e regolo i due canali nel modo che preferisco (stile vecchio analogico con “baffo cannon in ingresso”). Poi sarà che, per uno abituato a tagliare i nastri addirittura sulle C60 e i loop a farli sulle cassette a ciclo continuo oppure rigando i solchi del vinile in modo che la puntina saltasse tornando indietro, il copia incolla taglia dupplica diventa una passeggiata….

Il submaster “pre mix” è frutto del primo ascolto in aula e serve per pulire un po’ di basse. Ciò esalta ancora di più in pump ad 80Hz di cui parleremo in seguito.

La struttura musicale

Lezione su Ableton. Campioni, qualità dei campioni. Fine lezione Federico “impostiamo cassa a 130, charleston in levare…”

Quindi a casa si prova.

Tunze tunze tunze…

Compagna di tante esibizioni e registrazioni con qualche notte insonne di programmazione…

Mica si può fare tutto tunze uguale mettiamoci pure un reverse… un charleston che stacca e batte il quattro ce lo vogliamo perdere?

Ok i pattern come quando programmavo le Korg fatti. Ora applichiamo la stessa tecnica a tutto il brano? Ma si dai!

Si perché la struttura musicale del pezzo è una classica struttura a pattern combinata in modo diverso che si sussegue senza ripetizioni, senza il classico ritornello… Un Wall of Sound di daw dove ogni ascoltatore si sintonizza con il suono che lo prende di più scegliendo magari un suono diverso ad ogni ascolto.

la sorellina con i suoni di percussioni

Quattro i brani ispiratori o le citazioni o le scopiazzature se meglio preferite, io preferisco dire “le notte sono sette..”

Rullante di partenza dedicato ai Village People  [YMCA https://youtu.be/85I-i7WN2Vc]: il rullante iniziale più famoso della disco music. Lo “stacco” riempipista più famoso della storia…

Il giro musicale Mi Sol La Mi e la ritmica delle chitarre è la strofa del Superstar dell’opera rock Jesus Christ Superstar [Superstar https://youtu.be/IvVr2uks0C8]

Il “ping pong” è ovviamente un omaggio ai Via Verdi [Diamond https://youtu.be/c9KKGrPtppQ]. Io il salto di ottava era l’unica cosa decente che sapevo fare con l’organo a 10 anni loro qualche anno dopo c’hanno fatto un disco…e io? Rosicare umanum est ed anche ovest…

Tutti i suoni dei tappeti sono tendenzialmente con inviluppi sulle basse per esprime la cupezza dell’animo in quel momento. Ora cercavo anche un qualcosa di cupo che sostituisse il classico giro di basso. Giorni prima parlando a una lezione dei primi sequencer mi è tornato in mente l’Orchestral Manoeuvres in The Dark e la sua Enola Gay [https://youtu.be/d5XJ2GiR6Bo] ed il giro ossessivo che la strutturava.

Sono quattro note che si ripetono identiche senza seguire la variazione degli accordi. Ora applicando questa tecnica al giro di accordi sopra citati ed allo stato d’animo del momento ti viene pensato di prendere tutti gli strumenti più cupi di un orchestra di fiati sommati all’organo a canne in omaggio a Bach ed un Rhodes Piano in omaggio a Ray Charles che come abbiamo visto in precedenza suonò Shake Your Tailfeather su un Rhodes nella scena del negozio di strumenti musicali nel film Blues Brothers. (come realizzato ne parliamo più avanti)

Passa qualche giorno, stage con Enzo Bocciero “si possono copiare i giri armonici, gli arrangiamenti ma no la melodia”.

La melodia lo sapevo ma che i giri fossero free no! Quindi io penso ”allora sto brano è addirittura pubblicabile…”

Ascolti e riascolti il brano per giorni e mesi ma senti che per amalgamare il tutto manca ancora un idea. Poi una lezione di Leonardo mi spalanca gli occhi ma anche di questo ne parleremo nella ricerca dei suoni

La ricerca dei suoni

·        I Campioni

I campioni utilizzati nel brano sono 4

    • Cassa
    • Rullante
    • Charleston
    • Federico
    • Cassa, Rullante e Charleston sono stati scaricati dal sito https://freewavesamples.com. Non essendocene nessuno di mio gradimento sono stati presi vari campioni sia per cassa che per rullante che Cht poi elaborati con WaveLab utilizzando il past mix per evitare errori di fase nel sommare i suoni poi tagliando e loopando per il sustain infine fade in e fade out per attacco decay e release. Una Normalizzata a 0dB e via.

ADSR

Per il rullante ovviamente da vecchio fonico reverberino in post fader dedicato.

Perché anche quando i reverberi analogici costavano e se ti andava grassa ne avevi due,  uno decente dedicato alla voce ed uno alla “questo passa il convento” per il rullante. Sempre che il gruppo non avesse anche flauto o sax che rendeva la scelta dura.

Il terzo, un lusso che ti potevi permettere solo se avevi anche il mixer da palco ed allora le mandate le utilizzavi tutte per l’effettistica, dedicato ad Delay che poi se aveva anche il Tap eri veramente un signore…. Ora la gestione del delay faceva la differenza tra fonico e fonico ma di questo ne parlerò più avanti….

Il rullante, sempre tramite WaveLab, è stato “riversato” con il reverse per ottenere sia il classico rullante anni 80 sfruttato anche per simulare la chiusura della porta dell’ufficio nel finale ma anche di questo ne parliamo poi.

Scontato, ma non del tutto, inserendo la cassa reversata sullo stesso canale sfruttiamo lo stesso reverbero quindi il suono esce più naturale avendo solo reversato la fonte e lasciando il reverbero dritto. Tendo ad usare gli eq il meno possibile, preferisco la teoria che il suono lo fa lo strumento e lo strumentista non il fonico, quindi microfono adatto e posizionato bene, ma sul rullante purtroppo ci voleva e cosi è stato.

Eq Rullante

La cassa, sempre duplicando la traccia per evitare problemi di fase, è stata elaborata in tre canali:

  1. Cassa base con eq. flat a dare la pienezza ed inserita nel gruppo batteria
  2. Cassa 80Hz , fuori dal gruppo batteria e direttamente al master, per dare un pugno alla bocca dello stomaco. Spesso nelle tarature degli impianti si cerca di pompare un po’ gli 80 Hz così sembra che l’impianto suoni meglio. Ovviamente il suono della Cassa base è stato è stato “leggermente” equalizzato, compressato e limitato come si può apprezzare in figura.
  3. Cassa -80Hz, sempre fuori dal gruppo batteria e direttamente al master, qui la cosa si apprezza di più con un ascolto ad alto volume e dolby surround. Ad un certo punto la cassa che prima sentivi in faccia ora sembra essere alle spalle. Mettendo in controfase la cassa ad 80Hz ovviamente vado a sottrarre anche parte della cassa base creando questo momento di vuoto.

canale cassa 80Hz

Side-Chain questo sconosciuto?

No! Sconosciuto no! Mai ca…lcolato si! Ora sono un Side-Chain dipendente come il bimbo col giochino nuovo. Effettivamente l’utilizzo che ci illustra Federico nel tutorial tratto dalla sua pagina FB https://bebomix.it/wp-content/uploads/2018/01/Reverbero-Side-Chain-by-Federico-Alar-Simonazzi.mp4 ci riporta al famoso terzo effetto di cui parlavamo sopra ed alla differenza tra fonico e fonico: quello che “taccava il delay a manetta” e poi non si capiva più una parola che una del cantante (e questo spesso era meglio che sentire il cantante cane…) e quello come me che, manina sul pomello della mandata, apriva e chiudeva al momento opportuno alla fine del cantato (sempre sperando che il cantante andasse a tempo e non dicesse cose assurde e che aprivi prima che il cantante smettesse di cantare…).

Quale campione migliore per applicare il tutorial se non la voce stessa dell’istruttore? Estrapolata, registrandola col mic del pc per camuffarla un po’, e tagliata il tutto con WaveLab.

·        I VST

L’approccio è quello del musicista anche se le premesse del corso, come diceva il Prof. Stefano Squartini, erano esattamente opposte ossia far si che fossimo più tecnici che “sfuticchioni” però deve dire che “sfuticchiare” tecnicamente conscio (ora so anche cos’è la trasformata di fuorier… diciamo che più che sapere ho una pallida idea di dove abita ma che per trovarla devo usare il navigatore) porta a dei bei vantaggi e di conseguenza suoni.

tastiera da ufficio….

Tutti i VST son stati gestiti con tastiera midi quindi SUONATI e non programmati. Come già detto, suonato ha anche l’anima! Poi c’è sempre il mouse per correggere…

DSK Virtuoso

Orchestra Bassa

Usato per creare la traccia “orchestra bassa” alla Enola Gay di cui parlavamo in precedenza. Ottimo per creare layer di orchestra. Unico difetto che spesso cambia suono dopo i salvataggi quindi appena suona come vuoi “File-Esporta-Mixdown Audio-Tracce Instrument” e diventa un bel file wav poi ovviamente muti la traccia vst ma la lasci lì che non si sa mai servisse…

Drum Kit

Cazzeggio su tastiera con drumkit

Ora, come diceva il Dott. Leonardo Gabrielli, è vero che il primo suono che si campiona è un Rutto ed anch’io l’ho fatto e lo facevo spesso durante le serate con il mitico Casio SK-1 che aveva “campionamento PCM a 8 bit, 9,38 kHz, per circa 1,4 secondi” diceva la scheda tecnica (tralasciamo di aprire la parentesi campionamenti e frequenze di campionamenti altrimenti anche questa relazione diventa un romanzo dell’800 da minimo 600 pagine…) ma è anche vero che quando vedi una tastiera nuova con “i suoni dentro” prima provi il pianoforte poi gli archi e poi sbatti i tasti con il drum kit a casaccio tanto sai benissimo che la batteria non la sai suonare!!! Quindi una dedica a questo fenomeno ci stava. Se qualcuno ha dei dubbi su quale fosse il secondo suono che si campionava ve li tolgo: cominciava per c!!!!

“Il campionamento è PCM a 8 bit, 9,38 kHz, per circa 1,4 secondi” diceva la scheda tecnica…

La scelta degli altri suoni deriva da un puro gusto personale. Mi piacciono punto e basta.

Amo i reverberi dei suoni perché fanno parte del suono stesso (stesso concetto di prima sull’equalizzazione) quindi suono anche in base alla risposta dei delay, degli inviluppi, ed il brano nasce da quel suono, da quel ping pong, da quel inviluppo ecc.

Basso Moog

Archi / Ping-Pong / Nextime / Assolino

Ovviamente una ritoccatina, a volte anche pesante, ai suoni base delle daw è stata data. Sinc time deley a 130bpm ovviamente.

Avere la fortuna di sincronizzare i tempi con i bpm del brano aiuta notevolmente ed ecco che il ping pong va a sostituire un charlesto in sedicesimi o un casse ribattuta. Addirittura può sembrare un insert durante una pausa come mi è capitato in altri progetti, qui un po’ si sente ma non che sia incisivissimo.

La traccia “sint bass” con Vanguard esalta il concetto “fai suonare gli inviluppi”

Sint Bass

L’unica aggiunta post “suonata”, sia per sperimentazione tecnica sia perché un insert ogni tanto va messo: un Metalizer sugli Archi.

Con automazione dello sharpness, ovviamente in registrazione live a seconda del gusto dell’autore senza nessuna logica precostituita, in “Archi Metal1” mentre con sharpneess fisso al 55% in archi Metal2. Mixati su submaster Archi, la variazione dei due sharpness fa si che essendo il canale duplicato quando coincidono si ottengono i famosi 3dB in più ottenendo così un suono che varia leggermente anche nel volume.

Archi Metalizer

·        Le chitarre

“Anch’io ormai lascio gli ampli a casa, attacco il jack ed uso l’effettistica dello studio..” così dichiarò Franco Fracastoro durante il seminario Steinberg. Ora se lo fai lui per i lavori seri… La tentazione di utilizzare addirittura la chitarra usb della behringer era veramente forte ma il fatto che fosse sepolta, e non in senso metaforico ma sotto una caterva di materiale indefinito, in garage mi ha fatto desistere poi non amo molto la chitarra elettrica anche se un assolo distorto forse forse ci stava anche bene, “rokettizzava” un po’.

Quindi scheda di acquisizione.

Ora fortunatamente il convento ne passa 2

Focusrite Scarlett 18i20

Comprata come expander 8 in 8 out ottici per Yamaha 01. Poi scoperto che era anche una scheda audio bomba.

Focusrite Scarlett 2i2

Comprata per registrazioni voci in un progettino scolastico. Molto pratica.

Ora secondo voi quale ho scelto?

Gli ascolti sulla 18i20 sono un altro mondo rispetto all’ ASIO4ALL quindi per out live serissimi.

La 2i2 era lì a portata di mano mentre l’altra in garage del flycase effetti  pesantissimo…

Ora la latenza della 2i2, se pur scarsa, in un pezzo così veloce ed una chitarra così ritmata con un chitarrista poco abituato alle registrazioni e notevolmente somaro, incide un po’ più del previsto. “Ok poi scendo in garage apro il case della 18i20 e le reincido” avevo deciso. Lezione sul WARPING: “tanto sta traccia la rifaccio proviamo un po’ che succede…”

Non chiedetemi tecnicamente cosa ho fatto (ovviamente a parte in fatto di aver applicato il WARP di cubase) so solo che il tempo si è sincronizzato come da programma creando un effetto strano di notevole gradimento personale: la combinazione delle tracce dà questo senso di “fuori tempo controllato” che nel pezzo mi dà quella sensazione di cavallo al trotto che sta per rompere ed andare al galoppo ma il fantino Jean-Louis Rossini lo tiene lì (si ammetto sono un fan di “Febbre da Cavallo”) come quando mixavo con i technics 1200 e col ditino tenevi il piatto per andare a tempo. Per chi non lo sapesse quando il dj manda due dischi a tempo ma non c’azzeccha si chiama “cavallo”.

Chitarra Warp

Varie tracce di chitarra, diversi pan, tracce incrociate nei diversi patter, “submaster chitarre” e chorus in mandata. Mandata anziché in insert per lasciare la percussione dell’unghia sulle corde pulita. Nello stesso tempo avere un amalgamatina sotto col l’effetto più classico della chitarra acustica. Ah! Piccolo particolare se non si fosse capito il chitarrista sono io e la chitarra è una Classica Samick Greg Bennett con pre Fishman

·        Le voci

Una abbiamo già scoperto che in realtà è un campionamento.

L’altra mettetevi comodi che è lunga da spigare (si che finora sei stato breve!…)

Tutto parte dalla mia ormai necessità di dose quotidiana di Side-Chain.

Il primo compressore gestito da un altro segnale audio che l’immaginario popolare conosce è senza ombra di dubbio il TOLKOVER ossia quel interruttore che permetteva ai dj Radiofonici di parlare sopra i dischi e la musica si abbassava automaticamente. Il mixer Numark che ho montato nella mia consolle personale ancora ce l’ha: mai usato! Preferisco giocare io sul fader del disco, oggi come allora quando ho cominciato a fare il Radio DJ a RADIO KIWI ANCONA nel 1984.

Bebo Mixer 🙂

Ora (visto che una citazione bibliografica fa curriculum…) per spigare andiamo a scomodare il Maestro Renzo Arbore [1] che nell’articolo “I ferri del mestiere” a pagina 22 del n°1 chiude consigliando “E’ poi sempre prudente portare al proprio seguito i preziosi panni di feltro (pazienza.. tra non molto spiegheremo la loro esatta funzione), una bella cuffia, una cassettina già incisa (se vi sentite poco bene oppure l’apparecchiatura a disposizione non agevola il vostro modo di lavorare potete sempre concedervi il tempo per cercare di porre rimedio ai suddetti inconvenienti) e tutto quel che riterrete opportuno volta per volta. L’esperienza sarà la prima a dettarvi i fondamentali suggerimenti per evitare di trovarvi a dover far fronte a spiacevoli imprevisti  di diversa natura.

Quindi importante cuffia e panni! I dischi sembra assurdo dirlo ma si trovavano in discoteca altrimenti si sarebbe chiamata balloteca…

Ora il dj in discoteca stava zitto!!!! Se proprio voleva fare un figurone alla fine metteva Claudio Cecchetto & DJ’s Gang Mr. Bunch https://youtu.be/bg8zDVaKP84?t=206 con la storica frase finale “ciao a tutti dal vostro DeeJay!!!”

Ma se per qualche strano motivo doveva dire qualcosa e il microfono non c’era? Arbore mica aveva scritto che bisognava portarselo dietro il microfono…

Qui scomodiamo l’elettrotecnica del Professor Squartini. Se applichi una variazione di corrente ad una bobina questa crea un campo magnetico, inserendo la bobina all’interno di un magnete questa si muoverà a seconda della quantità e della polarità della corrente che la percorre. Se a questa bobina applichi una membrana questa si muove e lo spostamento d’aria provocato dal suo movimento sarà direttamente proporzionale alla quantità di corrente (volume) ed alla frequenza delle variazioni di essa. Se con dell’aria muoviamo la membrana e di conseguenza la bobina quest’ultima, essendo immersa in un campo magnetico, genera ai suoi capi una differenza di potenziale. Il nostro orecchio percepisce le variazioni d’aria la nostra bocca emette aria. La macchina elettrica corrente/membrana si chiama altoparlante la macchina elettrica membrana/corrente si chiama microfono: le macchine elettriche sono reversibili.

Quando hai solo la cuffia ed il buttafuori ti dice che c’è da spostare una macchina? O urli tanto o prendi il jack della cuffia e lo metti nel jack d’ingresso del microfono (già oggi è raro che i mixer da discoteca abbiano l’ingresso mic bilanciato allora manco a pensarci e nel caso erano a jack stereo).

Poi è arrivata l’epoca dei vocalist e del “su le mani” “dai che ci divertiamo” ed il famigerato “senti come pompa” il tutto ovviamente a coprire la musica e sempre nel momento che facevi partire il disco a tempo… cioè volevi far partire il disco a tempo ma con quel matto che urlava: vai con i cavalli…

Tutto questo pippone perché avevo già in testa di inserire una voce che pilotasse il compressore in insert sul submaster (ho notato ora che cubase li chiama gruppi ma sai com’è l’abitudine…) e l’idea era quella di registrarla anche bella pulita in flat per poi equalizzarla, compressarla e reverberarla a puntino ma ci mette lo zampino il Dott. Gabrielli con le sue lezioni su come creare un suono da un rumore, applicando magari ad un suono pulito un decampionamento e tutta una serie di giochini per sporcare un suono pulito.

Scatta l’idea: “perché sporcare un suono pulito? registriamolo già sporco!!!!”.

Poi ci metti una mattinata pesante in ufficio e mentre aspetti che ti convoca il comandante hai cuffia in mano e cubase aperto….  Inserisci il jack nell’ingresso mic del pc e….

Mono Version

Stereo Version

In realtà ho utilizzato solo la versione stereo. Essendo una cuffia aperta la membrana si muove anche con i suoni della parte esterna prendendo quindi molto più rumore di fondo nella versione stereo. La cosa mi attizzava: l’idea di aprire il brano con il sottofondo dell’ufficio e trasformare il pezzo in una fuga dalla realtà lavorativa. Fuga che termina con il comandante che ti chiama e la porta che sbatte lasciando chi ascolta nel dubbio: fine o inizio della libertà?

La traccia originale è unica da inizio e fine brano, con io che canto ed emetto suoni teoricamente a tempo e intonati…

Poi ore di tagli e sdoppiamenti di traccia per creare le tracce “voci rumori fondo” “risata” “side chain”, giocando sui gain, fase e fade in ed out di cubase.

Più complicata e curata l’elaborazione per creare il suono “voce stereo cupa” che avvolge tutto il brano. Il suono che come dicevamo prima “mancava”. Doveva essere un suono, non un semplice effetto, e nello stesso tempo racchiudere

  • la caratteristica che non si capisse che accidenti fosse
  • la libertà di quello che canta allegramente senza farsi accorgere
  • le catene che ti legano stretto
  • il coglione del vocalist che oltre a rompere le scatole mentre stai mixanto lascia il microfono aperto appoggiato sulla console e sta per andare in Lasen,
  • l’assolo di chitarra usb che è ancora sepolta in garage….
  • Quindi in insert di tutto di più… e visto che c’eravamo anche un compressore multibande sia per pompare il suono che dentro tre effetti era un po’ troppo fino sia per creare una quasi impercettibile variazione di volume tra una nota del cantato ed un’altra ma una notevole diversa intellegibilità.

Voce

Multiband Voce

Mastering

Sul Mastering poco da dire. Lezione di Federico applicata alla lettera.

Resto dell’ idea che preferisco la dinamica originale dei suoni e il minor utilizzo possibile delle compressioni però “quando ce vo ce vo” e in questo caso “ce vo”!!!!

Mastering

Gli ascolti

Nasce per un ascolto in cuffia un a volume altino…

E un pezzo che va ascoltato a volume altino…

Però, come ho sperimentato io tra ascolti su vari cellulari, televisioni, pc portatili o con casse esterne, dolby surround configurati LR o 5.1, a qualsiasi volume tu lo ascolti puoi apprezzare un suono piuttosto che un altro, cogliere un emozione oppure un’altra, l’unica certezza è che se lo senti una sola volta può anche lasciarti lì come ti trova ma se provi ad ascoltarlo due o tre volte ti entra in testa e non ne esce più.

Provare per credere!

Conclusioni

Sempre sostenuto che c’è qualcosa di nuovo da imparare però devo ammettere che in questo corso ne ho apprese molte di più di quelle che mi aspettavo. Per questo ringrazio (e non è la classica ruffianata) tutto il corpo docenti del corso e degli stage.

Sono sempre più convinto che la lotta tra musicista e tecnologia continuerà per altri anni e anni.

Però permettetemi una considerazione da “vecchio”:

Un tempo la tecnologia musicale era per pochi, sia per i costi che per l’acquisizione delle conoscenze, e questo portava anche notevoli guadagni a chi riusciva a districarsi in essa. Ora tutorial su YouTube a manetta (molti oltretutto sbagliati), costi bassissimi, scarsa ricerca della qualità “tanto si sente sul cellulare…” ecc. ecc. portano ancora dei guadagni? L’unico mondo economicamente valido, come ci raccontava Luigi Sansò,  è solo quello del Gaming?

Credo che ci sarà sempre il ragazzo capace di guadagnare sfruttando il suo bagaglio tecnologico e mettendoci tanta fantasia.  

Poi se siete arrivati a leggere fino a qui vorrà pur dir qualcosa 🙂

Bibliografia

[1]       Enciclopedia del Disk Jockey

Autori: Renzo Arbore – Carlo de Blasio – Gianni Naso – Claudio Cecchetto

Direttore Responsabile: Massimo Bassoli

Pubblicazione dell’A.I.D. (Associazione Italiana Disc-jockey)

Finito di stampare Luglio 1986

Sitografia

www.bebomix.it sito del Relatore per sperimentazioni…

Articoli

Discografia

Un mare di dischi ascoltati ed uno creato ancora in vendita….

http://www.elledici.org/ecom/article/18025-minot-davvero-speciale-cd-audio-con-libretto#.WrTdxreWzIU

Scarica i file del brano

Fuga in Mi Maggiore (File mp3)
Fuga in Mi Maggiore (File Wav)

Scarica la relazione

Written by: Raffaelli Roberto

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